Data: 31/03/2005 - Anno: 11 - Numero: 1 - Pagina: 24 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Vincenzo Squillacioti (Altri articoli dell'autore)
Di tanto in tanto abbiamo la gradita possibilità di scrivere di care persone, a noi in qualche modo vicine, che raggiungono il traguardo dei 100 anni. Lo abbiamo fatto, in anni recentissimi, per due nostre nonnine, di cui una è ancora sulla breccia, con occhiali inforcati per leggere sul libro delle preghiere. E lo facciamo ancora una volta per scrivere di un signore che ha raggiunto i cento anni il 24 marzo di quest’anno 2005. Giuseppe Tomaino è nato a Decollatura (CZ) il 24 marzo del 1905, appunto: non è, quindi un Badolatese. Ma sono ancora tanti a Badolato, nonostante la distanza di veramente tanti lustri, a ricordarlo e a stimarlo come se fosse nato e vissuto tra noi. Il Nostro, difatti, è arrivato giovanissimo a Badolato, quale tecnico elettricista al seguito dell’ingegnere Franco, socio del barone Gallelli nella costruzione della centrale idroelettrica del Romito. Parliamo, quindi, dei primi anni Venti del ventesimo secolo. La realizzazione della nostra vecchia centrale, che, sia detto per inciso, non è stata tra le prime costruite in Calabria, è dovuta anche, e non poco, all’intelligenza e alla preparazione di Giuseppe Tomaino, che ha acceso la prima lampadina elettrica in Badolato Superiore, nella zona di San Domenico. Ma Tomaino è da considerarsi in qualche modo badolatese anche perché a Badolato ha incontrato e sposato Gilda Gallelli, figlia della maestra Caterina Carnuccio. Lasciò Badolato negli anni Trenta per assumere servizio a Reggio Calabria alle dipendenze delle Ferrovie dello Stato, prima quale operaio tecnico e poi quale macchinista. Ma a Badolato ritornò con la famiglia, “sfollata” per i bombardamenti della guerra, e il figlio Achille fu compagno di scuola di tanti di noi, con il maestro Cosenza. Alla festa organizzata per i suoi 100 anni presso il Dopolavoro ferroviario di Catanzaro Lido, dove vive, alla presenza dei figli, delle figlie e di tanti altri parenti ed amici, noi non c’eravamo per consegnargli la targa de “La Radice”, come invece hanno fatto i Ferrovieri e l’Amministrazione Comunale. E ce ne dispiace. Ma ci auguriamo di essere presenti la prossima volta, come il nostro centenario lettore ha fatto scrivere nel biglietto di ringraziamento: “…sarà per i miei prossimi cent’anni e non mancare…”. |